Editoriale

Covid, guerra, energia

Covid, guerra, crisi energetica. Sono questi i mostri della grande crisi che negli ultimi anni sta cambiando radicalmente le nostre vite e il senso del nostro futuro. A questo dobbiamo aggiungere il cambiamento traumatico del clima, la sovrappopolazione (abbiamo appena celebrato, si fa per dire, gli 8 miliardi) e masse enormi di esseri umani che migrano dalle parti più povere del mondo a quelle più ricche.

Uno scenario in cui è andata in crisi l’idea ciecamente liberista dell’economia, ovvero che il libero mercato tutto crea e tutto guarisce. Le ferite sono profonde e sono rimaste e, pur senza un recuperodelle teorie marxiste sulla redistribuzione della ricchezza, lo Stato è tornato di moda.

Il welfare, che sembrava un arnese costoso del Novecento, è tornato a riempire la bocca di politici di ogni colore e di economisti di ogni scuola. Solo che, come detto più volte in questo contesto, nella sfortuna (certe parole non si usano mai, non si sa mai) generale, ognuno poi ha la sua, di sfortuna, o quella che si merita.

Dall’inverno del 2020 a oggi abbiamo messo in campo una quantità di soldi da far girare la testa. Per il loro impiego politico abbiamo trovato tutti i nomi a disposizione, ristori, rilanci, salva Italia, aiuti, uno, due, ter, quater come i processi dei mai chiariti misteri del dopoguerra, eppure i poveri sono aumentati e anche le diseguaglianze.

Sono aumentati gli scontenti, gli arrabbiati, i depressi, i preoccupati, i lottatori della fine del mese. Ma allora quei soldi, e lascio fuori gli oltre 200 miliardi del Pnrr, dove sono finiti? In quali tasche? Le solite, quelle sbagliate? Ricordate i 186 miliardi di scostamento di bilancio del Conte due per far fronte ai danni del lockdown e delle varie restrizioni? Una cifra enorme, eppure non c’era un talk senza storie individuali o di categoria drammatiche: chi aveva ricevuto cifre ridicole, chi aveva dovuto comunque chiudere le proprie attività, chi aveva dovuto licenziare, chi aveva resistito ma facendo la fame.

Nessuno sembrava davvero“ristorato”, allora o era una finzione, il celebre piagnisteo italico, o davvero la domanda ritorna, che fine avevano fatto quei soldi? In altre democrazie occidentali, America, Francia, Germania, per fare un esempio virtuoso, i soldi sono stai messi regolarmente nei conti correnti, una sorta di stipendio Covid, temporaneo ma efficace.

Da noi invece centinaia di decreti attuativi, burocrazia kafkiana, regole astruse, basti pensare che l’onnivora tv ha creato il costituzionalista delle piccole cose, quello che risponde alle telefonate accorate di chi non sapeva quanta gente mettere a tavola. Sembra passato un secolo se non fosse per i guelfi e ghibellini dei vaccini, che anche in questi giorni ci hanno deliziato, si fa per dire, con un cattiva interpretazione della filosofia della scienza.

Per il caro energia la discussione è speculare al virus. Solo negli ultimi mesi tra Draghi e Meloni, soni stati stanziati 60 miliardi. Ma tutti piangono, famiglie e aziende. Servono altri soldi, di più, molti di più, ma questi intanto a cosa sono serviti? Gli italiani con un reddito appena dignitoso sono rimasti fuori, ma non è che non siano in difficoltà, e le aziende energivore più piccole sono state sacrificate all’altare dei fatturati.

Il tema vero è questo, i soldi in quanto tali, non bastano e non basteranno mai e noi con il nostro debito non possiamo fare come la Germania che per le bollette ha messo in campo 200 miliardi. Ci vogliono le cosiddette misure strutturali, fisco più leggero, taglio al cuneo fiscale, investimenti sulle rinnovabili, politiche ambientali pragmatiche.

Dulcis in fondo il superbonus al 110% per l’edilizia. Nessuno può dire che con il Covid non sia servito a rilanciare la nostra economia, ma Draghi aveva già messo la retromarcia e ora il nuovo governo vuole decelerare al 90%. La Meloni ha parlato di un buco per lo Stato di 60 miliardi e il ministro dell’economia Giorgetti ha detto che troppi soldi sono andati a troppo pochi (redditi medio alti).

Le imprese non ci stanno, i condomini pure e dentro la maggioranza Forza Italia è pronta a dare battaglia. Se il suo emendamento lo votano anche le opposizioni sai che supermalus!

Claudio Brachino per Il Settimanale

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