Editoriale

La politica sia arte umana non soggetta alla “datità”

Chissà quante volte si sarà rivoltato nella tomba Machiavelli, zero reincarnazioni del suo Principe sul suolo italico e la cosa pubblica in mano a principi e principini che si fanno guidare dagli algoritmi!

Nessuno ce l’ha con la scienza, con la rivoluzione tecnologica che dominerà il globo e manderà in magazzino l’Homo Sapiens.

Ma l’arte della politica è ancora un’arte «umana».

C’è un punto in cui la decisione, nell’interesse dei cittadini, viene presa da un individuo che sente, con la sua preparazione, il suo fiuto, il suo coraggio, ciò che è giusto o meno. Certo analizzando anche i dati, ma senza essere sottomesso alla dittatura della Datità.

Ciò che ha detto il virologo Silvestri è il controcanto scientifico di ciò che in molti pensano da tempo: il comitato tecnico-scientifico, tolta la prima fase del lockdown, preso alla lettera sta facendo sbandare l’Italia su temi sensibili come il lavoro e la scuola.

Tradotto in soldoni ma forse anche in soldi, i nostri, se i modelli matematici di previsione dell’andamento del virus sono sbagliati, anche alcune misure che imbavagliano l’economia e il sistema delle relazioni in democrazia sono datate.

Non è un generico liberi tutti, ma un chiaro e non arrogante Liberateci!

L’ha detto, in modo apodittico, ma credo per provocare, il prof Zangrillo: i dati clinici sono diversi dai modelli matematici e ci danno altre informazioni sul futuro del virus (e quindi sul nostro).

Non è scomparso, ovvio, ma si è affievolito al punto da rivedere curve e astratte decisioni punitive. Il clamore delle polemiche è l’arma della Retorica del Potere, tutti contro tutti purché non si discuta dell’oggetto.

Stando invece al merito delle notizie, se ha ragione Silvestri perché i nostri figli devono tornare a scuola a settembre con i divisori in plexiglas e dei simil-scafandri come in un film di un futuro che non vogliamo?

Già un Paese che sdogana il calcio, che pure amo tantissimo, e tiene gli studenti a casa fa riflettere. Cosa avranno in più i tedeschi che hanno riacceso la Bundesliga ma hanno anche rispedito i giovani in classe?

La Azzolina sbaglia quando segue solo i suoi tecnici, perché la scuola è collegata alla famiglia, se salta l’una saltano anche gli equilibri dell’altra e un Paese va nel caos.

Le donne con coronavirus hanno dovuto lasciare il lavoro più degli uomini e non è un bel segno di progresso, al di là delle quote rosa della politica.

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